venerdì 20 febbraio 2009

Genitore suddito, bambino re!

Questa è l’immagine della famiglia odierna, o meglio è l’immagine da cui è partito ieri sera l’incontro con un bravo educatore a cui ho partecipato.
In sintesi, questo professore spiegava che perché un rapporto genitore - figlio sia sano e con una funzione educativa, occorre che i due siano in rapporto di ASIMMETRIA.
E’ bello trattare i nostri figli sullo stesso piano nostro, ma così creiamo una finta relazione perfetta, perché se da un lato investiamo i nostri figli di un importante ruolo paritario, dall’altro gli facciamo mancare il punto di riferimento, non gli creiamo un elemento interno da cui attingere per maturare e così loro si trovano a credersi grandi senza questo elemento interno su cui fare affidamento.
Quando un bimbo nasce, la prima cosa che prova è ANGOSCIA. Questa pian piano viene a mancare grazie alla connessione che si viene a creare con la madre (o con la figura che lo cresce) che guardandolo negli occhi nell’allattarlo, fa innescare tra i due un meccanismo di intesa che tranquillizza il piccolo.
Molto importante poi è il tenere il bimbo, il fatto di tenerlo in braccio fa perdere al bimbo la sensazione di vuoto e così si sente protetto.
Infine il bimbo con l’alimentazione viene soddisfatto ed è questa SODDISFAZIONE il punto importante: il bimbo col tempo realizza che basta che chieda alla madre e questo lo soddisfa.
Ed ecco allora che piange e la mamma corre da lui, e va bene perché è il suo modo di manifestare i suoi bisogni, ma E’ NECESSARIO che la madre (o le figure adulte che educano il figlio ) impari a distaccarsi, impari a dire NO quando è necessario.
Bisogna imparare a frustrare i nostri figli, non arrivare al punto di anticipare le loro necessità, perché cosi finiamo per diventare sudditi dei nostri figli, bisogna insegnare loro a non essere dei narcisisti che immaginano che tutto graviti attorno a loro, perché fuori dall’ambiente domestico non tutti sono disposti a venerare il bambino re, ed è cosi che al primo voto negativo a scuola il bambino prima ancora di incassare il colpo e chiedersi perché ha meritato questo, corre a piangere dalla mamma la quale “ ERRORE MADORNALE” lo rassicura dicendogli “ adesso la maestra mi sente” e subito dopo arriva la telefonata alla scuola lamentando l’ingiustizia rivolta al figlio.
Abbiamo talmente tanta paura di soffrire a causa dei nostri figli che non ci preoccupiamo di farli soffrire ( quando serve si intende!!) perché possano imparare a crescere da soli ed affrontare da soli il mondo esterno.
La soluzione finale è pertanto quella di imparare a porsi in una funzione educativa e autoritaria con i figli, ad imparare a dire “non farlo perché te lo dico io!” e il figlio deve capire che quel “ te lo dico io” arriva da una fonte educativa importante e lui non può disattenderla, in un secondo momento magari è giusto che il genitore spieghi al figlio il perché del suo divieto ma questo non deve essere messo in discussione dal figlio. Questi deve capire la sua frustrazione non è un vuoto, ma è solo un momento della sua vita, perché il no del genitore non fa venire meno all’amore che prova per il figlio.
Un pò come i piccoli litigi tra innamorati, sembrano grandi baruffe lì per lì, ma nessuno dei due si sogna di pensare che per quel litigio l’altro non lo amerà più.
Solo quando il figlio cresce con questi principi, solo quando si trova dentro questo elemento caldo interno che fa si che possa arrangiarsi da solo, allora saprà anche contestare le scelte degli adulti e la discussione tra grandi e figli diventerà un momento importante di confronto generazionale di crescita.
Il difficile mestiere di genitore continua…..ma io sono fiduciosa e voglio credere che lavorando insieme si possa creare una buona famiglia, dove regna il dialogo, l’amore con i ruoli genitori - figli ben delineati in armonia.
Spero di non avervi annoiato!!!
Ciao
Patty

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